I poemi del Ciclo epico e gli Inni Omerici

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MAguSS
view post Posted on 13/11/2005, 16:23




I poemi del Ciclo epico

Temi e leggende dei poemi ciclici

Se l'Iliade e l'Odissea sono state costruite attorno ai due temi dell'ira di Achille e del ritorno di Odisseo, altre vicende della guerra di Troia e del ritorno in patria degli eroi dopo l'epica impresa erano oggetto di composizione e di recitazione poetica. Ma c'erano anche altri nuclei di leggende che attiravano l'attenzione degli aedi e del pubblico: le storie legate alla famiglia dei Labdacidi di Tebe, quelle che riguardavano le fatiche di Eracle o il viaggio degli Argonauti. Nei due poemi omerici abbiamo non solo allusioni ai motivi che appartengono a quel patrimonio di leggende, ma, nell'Odissea, l'affermazione esplicita del successo di cui godeva allora la saga degli Argonauti e dell'entusiasmo che suscitavano i temi degli eroi che avevano combattuto a Troia. Le stesse Sirene non promettono a Odisseo canti di seduzione e di oblio, ma quanto nell'ampia Troia per volere degli Dèi gli Argivi e i Troiani soffrirono.
Questo materiale di avventure, di leggende, di battaglie era oggetto di cantari che facevano parte di una lunga tradizione continentale e/o ionica. Tra l' VIII e il VII sec. la rapsodia ionica si era diffusa nella Grecia vera e propria con la peculiarità della sua lingua poetica, e tra l' VIII e il VI sec. una serie di poeti elaborarono il patrimonio che la tradizione offriva loro, componendo i cosiddetti poemi del Ciclo. Ciclo è un termine tecnico di origine alessandrina e indica, nella loro successione, l'insieme di quei poemi che svolgevano un certo tema. C'era così un ciclo tebano, un ciclo degli Argonauti, un ciclo Troiano, ecc. La composizione di questi poemi è di certo successiva alla costituzione dell'Iliade e, a parte gli Argonautica, dell'Odissea, anche se qualche poema sul ritorno degli eroi può aver influito sulla Telemachia. La forza poetica di queste opere, soprattutto via via che si scendeva nel tempo e il genere epico si esauriva, doveva essere molto mediocre: i pochi versi che ci sono stati conservati lo confermano. Già gli antichi ne avvertivano la debolezza (Callimaco la detestava), e si venne creando un'opposizione tra Omero e lo "scriptor cyclicus", di cui rimane in Orazio uno schizzo efficace.
Il primo ad aver colto acutamente la differenza tra i poemi omerici e quelli ciclici è stato Aristotele nella sua Poetica: il pregio di Omero consiste nel fatto che non volle mettere in versi tutta quanta la guerra di Troia, ma ne trasse un tema che avesse una sua unità e attorno ad esso dispose gli episodi; gli altri poemi invece non avevano unità drammatica, ma consistevano in una serie di episodi. Perciò, dice Aristotele, dall'Iliade e dall'Odissea si possono ricavare una o due tragedie, mentre invece i Cipria ci offrono molti spunti e dalla Piccola Iliade si sono ricavate più di otto tragedie. Ed è appunto dalle tragedie che noi ricostruiamo il contenuto del Ciclo. Fa eccezione il ciclo troiano che conosciamo attraverso i riassunti bizantini (per esempio quello della Biblioteca di Fozio) ricavati da una Crestomazia di Proclo, forse un grammatico del II secolo d.C. o il neoplatonico del V.
 
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MAguSS
view post Posted on 23/11/2005, 17:00




Il Ciclo Iliadico

Tralasciando una Teogonia e una Titanomachia che non sono pertinenti, il ciclo troiano comprendeva 11 libri di fatti anteriori all'Iliade e 11 di avvenimenti successivi. Suddivisione certo alessandrina.
L'opera di maggior rilievo erano i Cipria in cui l'autore (Omero? Ma già Erodoto non lo credeva; Stasino? Ma sembra una figura altrettanto mitica), o gli autori, raccontava in 11 libri tutti i precedenti della guerra di Troia, dalle decisioni di Zeus e Temi di suscitare un grande conflitto perchè la popolazione umana si era fatta troppo numerosa (la "Diòs Boulè" del I libro dell'Iliade?) alla nascita di Elena, alle nozze di Peleo e Teti, al giudizio di Paride, al ratto di Elena, alla decisione dei Greci di intervenire con le armi contro i Troiani, fino agli antecedenti della lite tra Achille e Agamennone.
Seguivano all'Iliade: l'Etiopide (5 libri), la Piccola Iliade (4 libri), la Distruzione di Ilio (2 libri) = 11 libri.
L'Etiopide, attribuita ad Arctino di Mileto, si apriva con l'arrivo di Pentesilea, la regina delle Amazzoni, che dopo la morte di Ettore veniva in aiuto dei Troiani; se ne raccontavano le imprese fino alla sua morte in uno scontro con Achille. Intanto, sempre in aiuto dei Troiani, erano arrivati gli Etiopi guidati da Memnone, il figlio dell'Aurora. Questi era poi ucciso da Achille, ma Achille cadeva tosto per mano di Paride e di Apollo; Aiace e Odisseo entravano in gara per averne le armi.
La Piccola Iliade, attribuita a Lesche di Mitilene, prendeva l'avvio dalla contesa tra Aiace e Odisseo per le armi di Achille, ricordava il suicidio di Aiace per il disappunto di non aver ottenuto quelle armi, la morte di Paride, colpito da una freccia di Filottete, la costruzione del cavallo, la presa di Troia.
La Distruzione di Ilio (Iliupersis), ritenuta di Arctino di Mileto, era in parte simile alla Piccola Iliade
 
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MAguSS
view post Posted on 23/11/2005, 17:32




Il Ciclo dei Nostoi

Si accostava al tema dell'Odissea, quasi introducendolo, il poema sui Ritorni (Nostoi), in 5 libri, attribuito ad uno sconosciuto Agia di Trezene (Argolide): vi si raccontavano, all'infuori di quelle di Odisseo, le peripezie degli eroi nel loro ritorno da Troia.
Chiudeva il ciclo la Telegonia, in 2 libri, di Eugammone di Cirene (VI sec.): Telegono, figlio di Circe e di Odisseo, arrivato a Itaca, uccideva il padre senza conoscerlo.

Il Ciclo Tebano

Il ciclo tebano comprendeva tre poemi: l'Edipodia di Cinetone di Sparta, fonte di Sofocle per le sue tragedie su Edipo; la Tebaide di Omero, ma poi assegnata ad un Antimaco di Teo, che rievocava la storia di Eteocle e Polinice, i figli maledetti di Edipo, e la guerra di sette principi contro Tebe in aiuto di Polinice che Eteocle non voleva riammettere in patria; gli Epigoni, ancora di Omero o piuttosto di Antimaco di Teo che raccontava la spedizione dei figli dei Sette (gli Epigoni, cioè i "nati dopo") contro Tebe, e la presa della città.

Il Ciclo di Eracle

Il ciclo di Eracle: si può ricordare la Presa di Ecalia, una città della Tessaglia che l'eroe espugnava, portandosi poi via la figlia di quel re, Iole. Il poema era attribuito ora a Omero ora a Creofilo di Samo.

Il Ciclo degli Argonauti

Il ciclo degli Argonauti figurava nei Canti Naupattii di un certo Carcino di Naupatto, ma era soprattutto opera di Eumelo di Corinto (VIII sec.) che lo aveva inserito in un poema sulla sua città. Nei libri X e XII dell'Odissea, alcune delle più favolose avventure di Odisseo sono ritramate su quelle di Giasone: Lestrigoni, Circe, ecc.
 
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MAguSS
view post Posted on 24/11/2005, 18:52




I Poeti del Ciclo Epico e i Rapsodi

La tradizione ricorda altre opere ed altri autori di poesia epica. Non si può dire che siano tutti esistiti; può anche darsi, anzi è probabile, che alcuni dei poeti a cui sono stati ascritti i poemi del Ciclo siano solo dei nomi fittizi, ma il fatto che vengano indicati come di Mileto (Arctino), di Mitilene (Lesche), di Naupatto (Carcino), di Corinto (Eumelo), di Trezene (Agia), di Teo (Antimaco), di Samo (Creofilo), di Sparta stessa (Cinetone) è un'implicita testimonianza dell'ampiezza dell'area (non soltanto ionica) in cui era coltivata la poesia epica.
Le magre ed incerte notizie degli antichi tendono ad attribuire, in genere, una notevole antichità ai poemi del Ciclo, ma quando troviamo che Arctino era discepolo di Omero, Stasino ne era il genero, Creofilo gli dava ospitalità; quando vediamo che erano attribuiti ad Omero i Cipria, la Tebaide, gli Epigoni, la Presa di Ecalia si può dedurre che forse si trattava di poemi di imitazione.
Potremmo dire che questi imitatori dei poemi omerici erano dei rapsodi, anche se la parola rapsodo, come indica la sua fonetica (rapsodòs), sembra essere nata nell'ambiente attico del VI secolo. Il termine, che deriva da "ràpto + aoidòs", il "poeta che cuce", ha ovviamente un significato traslato. Quando in un frammento pseudoesiodeo che ricorda un leggendario agone a Delo in onore di Apollo leggiamo che i due poeti gareggiarono "en nearòis ùmnois ràpsantes aoidèn", "cucendo il canto in nuovi inni", questa espressione che, tradotta così alla lettera può sembrare strana, allude in realtà ad un certo tipo di attività creativa: la "aoidè", che qui va intesa nell'accezione di poesia epica, patrimonio tradizionale a cui attingere, veniva cucita in nuovi inni, cioè parole, locuzioni, formule proprie del genere epico venivano assunte e tessute insieme per comporre l'inno celebrativo di Apollo. Questa è proprio una delle caratteristiche del componimento epico, ma quella che era stata poesia di rigoglioso vigore nella sua stagione matura aveva poi lasciato il posto ad opere di imitazione in cui l'aedo sfruttava, spesso senza rilievo, il ricco materiale di cui poteva disporre.
Nella sua prima formulazione, la parola rapsodo aveva forse una punta di spregio per quei poeti che si attardavano su formule e moduli ormai superati, ma subito, anche per l'esaurirsi della vena epica, venne trasferita al semplice recitatore della grande poesia del passato.
 
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MAguSS
view post Posted on 27/11/2005, 15:58




Inni Omerici

Agli agoni poetici durante le festività religiose ci riportano i 33 Inni Omerici. Sono quasi tutti brevi introduzioni in esametro epico con cui l'aedo o il rapsodo chiedeva l'assistenza divina nel momento di entrare in gara e servivano a mettere la recitazione in un qualche rapporto con la festa che veniva celebrata. Si tratta di Proemi, onde il titolo che viene usato in alternanza con quello di Inni. Di solito si aprono con la dichiarazione di voler celebrare una qualche divinità (Apollo, Artemide, Afrodite, Atena, Era, Demetra, ecc.) che viene presentata con i suoi attributi; qualche volta segue un breve richiamo mitico; si chiudono con un saluto al Dio e spesso con l'esplicita invocazione di aiuto nel canto che segue.
Si distaccano da questi inni, che vengono anche chiamati minori, 4 componimenti, gli inni maggiori, dedicati ad Apollo, ad Ermete, a Demetra, ad Afrodite, che per la loro ampiezza possono essere considerati indipendenti da una successiva recitazione poetica.
Ad Apollo (546 vv.): quasi tutti gli studiosi ne accettano ormai la divisione in due inni: al Dio di Delo (1-181) e a quello di Delfi (182-546); più antico l'inno delio e con squarci di vigorosa poesia, successivo quello delfico, di valore molto mediocre, ma interessante perchè espressione della politica religiosa del clero di Delfi.
Ad Ermete (580 vv.): attraverso gustose scenette dello strabiliante comportamento del Dio neonato, l'inno racconta come Ermete, Dio anellenico, è entrato a far parte della comunità olimpica. Gli episodi più noti sono la costruzione della lira col guscio di una tartaruga e il furto dei buoi di Apollo, opera del bambino divinamente precoce.
A Demetra (495 vv.): deriva da due più antichi inni, uno che rievocava il dolore di Demetra per la scomparsa della figlia Persefone, rapita da Ade, l'altro che ne ricordava l'ira: appartatasi dagli Dèi per avere Zeus consentito al rapimento, colpiva anche gli uomini con una carestia. L'inno si chiude con il ritorno della figlia alla madre, con la riconciliazione della Dea con gli Olimpi e con l'esaltazione dei misteri eleusini, fonte di salvezza per l'umanità. E' espressione delle più antiche tradizioni sacerdotali di Eleusi.
Ad Afrodite (293 vv.): viene cantata la grande Dea della natura, signora delle fiere, Dea del monte Ida, dove si incontra con il pastore Anchise a cui diede, e da cui ottiene, l'amore. Dopo un inizio un po' faticoso, l'inno prende slancio e la poesia sboccia in un naturalismo caldo e sensuoso.
 
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