Esiodo, (VIII-VII Secolo a.C.)

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MAguSS
view post Posted on 23/11/2005, 18:01 by: MAguSS




Il corpus esiodeo

Dei molti poemetti che andavano sotto il nome di Esiodo, ci sono giunti la Teogonia, le Opere e i Giorni, lo Scudo di Eracle. I filologi alessandrini che fecero un vaglio critico della poesia esiodea gli attribuivano anche il Catalogo delle Donne, di cui abbiamo un buon numero di frammenti di tradizione indiretta, cioè recuperati da autori successivi che li riportano, un ampio brano di 56 versi che costituisce l'inizio dello Scudo di Eracle, e notevoli, anche se laceri, resti trovati nei papiri. Oggi si considerano di Esiodo solo la Teogonia e le Opere.

La Teogonia

Anche per Esiodo la poesia è un dono della divinità, ma nella poetica arcaica egli introduce una consapevolezza nuova, che non riguarda l'assistenza divina, e la coscienza che non sempre la poesia è veritiera.
La Teogonia (1022 versi) si apre con il ricordo di quell'incontro con le Muse, cui si è accennato. Le Muse rivelano ad Esiodo che sanno dire molte menzogne simili alla verità, ma che, quando vogliono, sanno cantare il vero. La puntualizzazione è importante, ma viene solo enunciata e non c'è sottofondo polemico: la poesia è pur sempre dono delle Muse e alle Muse, nel rievocare quell'incontro che ha cambiato la sua vita, Esiodo dedica un ampo inno, una delle sue pagine più sentite e più valide, espressione dell'esperienza mistica che ha vissuto. Concludendo questo inno, egli chiede alle Dee di cantare la stipre degli Dei e la terra. La risposta delle Muse è la Teogonia.
In origine c'era il Caos, poi la Terra (Gea). Dal Caos nacquero l'Erebo e la nera Notte; dalla Notte l'Etere e la Luce del giorno. La Terra generò il Cielo stellato (Urano), le Montagne e il Mare e, sotto l'abbraccio del Cielo, i Titani, i Ciclopi e i Giganti centimani. Per istigazione della Terra, i Titani guidati da Crono si ribellarono contro il Cielo e Crono lo evirò: l'ultima sua creatura fu Afrodite. La Notte generò le divinità della morte, il Sonno, i Sogni, le Parche, Nemesi, l'Inganno, la Vecchiaia, la Contesa. La Contesa a sua volta generò la Fatica, la Dimenticanza, la Fame, i Dolori, le Mischie, le Battaglie, le Stragi e tutta una serie di altri mali.
Seguono, nella Teogonia, la discendenza del Mare, i matrimoni dei Titani, i loro figli, vi si innesta un inno celebrativo di Ecate, viene raccontata la storia dei figli di Rea e di Crono: Crono divora i suoi figli, sapendo che verrà soppiantato da uno di loro, ma Rea salva Zeus che poi vince il padre, lo detronizza e lo costringe a restituire alla luce i figli che ha ingoiato. Il titano Prometeo, protettore dell'umanità, durante un banchetto sacrificale a cui partecipano uomini e Dèi, inganna Zeus: da una parte mette le carni migliori e le nasconde sotto la pelle del bue sacrificato, dall'altra le ossa e le ricopre di un grasso allettante. Zeus sceglie la parte più grassa e trova le ossa; poi Prometeo ruba il fuoco dal cielo per donarlo all'umanità, ma Zeus punisce gli uomini mandando loro Pandora, la prima donna, affascinante e rovinosa, e incatena Prometeo. I Titani cercano di strappare il potere agli Olimpi, ma questi dopo una lunga guerra li sconfiggono con l'aiuto dei Centimani. Dalla Terra e dal Tartaro nasce Tifeo: dalle sue spalle uscivano cento teste di serpenti, lingue nerastre dardeggiavano levando suoni paurosi; Zeus lo distrugge col fulmine e lo sprofonda nel Tartaro; gli Dèi allora fanno Zeus loro sovrano. I matrimoni di Zeus e degli Dèi, gli amori di Dee per uomini mortali e l'invito alle Muse di cantare le donne illustri chiudono la Teogonia con la preparazione al Catalogo delle Donne amate dagli Dèi.
Esiodo ci ha dato insieme una cosmogonia e una teogonia. Ci troviamo di fronte a una concezione panteistica per cui non soltanto sono considerati divinità gli Dèi della tradizione, oggetto di culto: Zeus, Era, Apollo, Ecate, ecc. ma la Terra (Gea), il Cielo (Urano), il Mare (Ponto) ecc., e ancora, le astrazioni dei fenomeni umani: morte, sonno, contesa, battaglie, vittoria, potere ecc. In linea generale possiamo dire che alla Terra risalgono tutte le divinità concrete: il Cielo, il Mare e gli Dèi veri e propri; al Caos le divinità negative e i princìpi astratti.
Come sia avvenuta l'evoluzione che ha portato dal caos al cosmo, Esiodo non spiega: il suo è un catalogo di filiazioni in cui si innestano brani di varia estensione con carattere narrativo (la nascita di Afrodite, la nascita di Zeus e la liberazione dei figli di Crono, l'inganno di Prometeo a Zeus), innodico (Ecate), epico (la titanomachia, la lotta di Zeus con Tifeo).
Non è poesia di grande levatura; possiamo far nostro il giudizio di Quintiliano: raro assurgit Hesiodus, magnaque pars eius in nominibus est occupata. L'importanza della Teogonia risiede nello sforzo di Esiodo di ordinare un patrimonio di antiche tradizioni e leggende e nella coscienza che il cosmo è frutto di una dura conquista attraverso il succedersi delle generazioni divine.
Il poemetto ci documenta la sopravvivenza di un sostrato minoico-miceneo che a sua volta derivava dalla più antica cultura dell'Asia M. Fra i testi letterari che gli Ittiti avevano accolto dalle civiltà che li avevano preceduti ce n'erano due, uno riguardava il mito di Kumarbi, l'altro era il Canto di Ullikummi, che rivelano impressionanti analogie con la Teogonia.
Certe parti della Titanomachia, il mito di Tifeo, e tutto il finale del poema con il catalogo degli eroi nati dall'amore di una Dea e di un mortale sono sicure interpolazioni di scuola esiodea.
 
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